La depressione, detta anche “mal di vivere”, è una delle forme di sofferenza più diffusa ai giorni nostri, tanto negli uomini quanto nelle donne.
Può presentarsi in molteplici forme per durata, insorgenza e gravità, ma l'essenza della depressione è un appiattimento dell'umore e della voglia di vivere.
La percezione del tempo e l'energia vitale si modificano, il primo si espande, si dilata come non passasse mai, diventa un tempo “di pece”, nero e colloso; la seconda si riduce, si assottiglia e ci sentiamo privi di energia e far fronte alle incombenze quotidiane può essere estremamente impegnativo e difficoltoso.
La depressione si insinua nella vita di chi ne soffre, gradualmente, spogliandola man mano delle “sue attrattive”: il piacere di fare le cose, incluso i progetti per il futuro, a poco a poco si riduce e al suo posto si presentano la tristezza, la preoccupazione, la stanchezza, l'indifferenza e la mancanza di interesse. La vita diventa meno gustosa, tutto diventa complicato, insormontabile, terrificante.
Ma da dove arriva questa benedetta o meglio maledetta depressione?
La depressione è legata ad un lutto, e quindi ad una perdita che questa sia “concreta”, la perdita di qualcuno, la fine di una storia, o “impalpabile” la perdita di parti di sé (la generatività nel caso della menopausa, della giovinezza, della salute...), di uno status sociale (come nel caso del pensionamento), o il non aver centrato un obiettivo (esistenziale o lavorativo). Nelle perdite “impalpabili” non sempre c'è consapevolezza rispetto a ciò che è stato perduto. In questi casi, la maggior parte delle volte, la persona depressa non sa bene da dove nasca il proprio disagio. Questo non significa che non ci sia un motivo alla base della propria sofferenza, un motivo, ovvero una origine c'è sempre, quello che manca è la consapevolezza dell'origine.
Sentimenti di fallimento, di vuoto e di mancanza di senso “allagano” ogni giorno.
Anche il senso di colpa di stare male appesantisce l'umore. Spesso infatti le persone che soffrono di depressione si vergognano di stare male perché secondo loro non hanno motivo di sentirsi depressi, sono magari circondati da persone che li amano, o materialmente hanno il necessario di che vivere, e quindi si sentono in colpa per il dolore, la malattia che li affligge.
Spesso chi vive vicino a una persona che soffre di depressione, nell'intento di essere di supporto e di stimolo al proprio caro, sottolinea allo stesso tutte le cose belle che hanno. Queste imbeccate però spesso sortiscono effetti paradossali, a boomerang, rispetto alle intenzioni da cui nascono. La persona non riesce a risollevarsi, ma anzi si affligge sempre di più perché pur rendendosi conto che magari ci sono cose positive nelle sua vita non riesce a gioirne, a sentirsi soddisfatta, e quindi sta ancora più male per questo e si sente in colpa.
La rabbia spesso accompagna la depressione investendo tanto chi ne soffre quanto le persone che lo circondano. Nasce in seno alla frustrazione che una depressione importante non di rado può determinare: la persona affetta da depressione si sente frustrata perché non vede via di uscita e spesso non si sente compresa da chi la circonda; chi vive a fianco ad una persona depressa si sente frustrato perché nonostante svariati tentativi di essere di stimolo e supporto, e di stare vicino al proprio caro questi non accenna a stare meglio quindi l'avvilimento e la frustrazione la fanno da padroni.
Tra gli altri sintomi, o meglio, modi di esprimersi e manifestarsi della depressione, ricordiamo: alterazioni del sonno e nel consumo di cibo, entrambi possono essere troppo o troppo poco; pensieri negativi e spesso sentimenti di disperazione; facilità all'affaticamento e sensazioni di pesantezza alle gambe; difficoltà di attenzione e di concentrazione; pensieri frequenti di morte.
A tutti capita di vivere ogni tanto delle giornate no, queste di per sé non sono indicative della presenza di una depressione.
Ma se le giornate no si presentano sempre più spesso, e sommandosi diventano settimane, poi mesi e nonostante gli sforzi compiuti l'umore non migliora, è opportuno potersi rivolgere ad un professionista per lavorare sulla propria sofferenza e trovare il modo di affrontarla e superarla.
Vivere con la depressione è un ossimoro, una vita con la depressione è un non vivere. I giorni sono tutti uguali, spesso incredibilmente lunghi, infiniti, cupi. Alzarsi dal letto può diventare insostenibile, e, in generale, diventa insostenibile affrontare la quotidianità con le sue incombenze.
Le energie sono erose, consumate, dallo sforzo di sostenere il peso della propria stanchezza, tristezza e del proprio umore nero. I pensieri che accompagnano tali stati emotivi non sono da meno. Sono pensieri dolorosi, terribili, a volte a indicibili.
Tutto quello che si può desiderare in questo momento è di sparire, o di potersi nascondere (come in una sorta di letargo) fino a che tutto non sia passato.
Spesso la depressione si nasconde dietro ad altre forme di disagio: non di rado lo shopping compulsivo, l'abuso di alcool e/o sostanze (nicotina, oppiacei, cocaina, ecc) sono i paraventi dietro i quali soggiace un nucleo di depressione, spesso sconosciuto alla persona stessa.
Tali comportamenti possono, per così dire, fungere da “tappo” rispetto ad un malessere più profondo (più o meno ampio e datato), fintanto che il tappo resta al suo posto, tendenzialmente la depressione resta acquattata, silente. Ma nel momento in cui per un qualche motivo il tappo salta o viene tolto (ad esempio si decide di smettere - o si è costretti a farlo - di fumare, bere o altro) la depressione può cominciare ad emergere e quindi a manifestarsi in maniera più o meno dirompente, indubbiamente non è più possibile evitare di sentirla, e di percepire il peso che la caratterizza.
La depressione passa sì, ma non da sola, il semplice trascorrere del tempo, per quanto di aiuto, come in tutte le situazioni, è condizione certo importante ma non sufficiente perché la depressione passi. Dalla depressione si può guarire prendendosene cura. Rivolgersi ad uno psicologo psicoterapeuta per un colloquio può rappresentare un primo importante passo, certamente non sempre facile, nella direzione della cura e della guarigione.
Fermo restando che ogni persona vive la propria specifica depressione, che è strettamente legata alle personalissime caratteristiche della vita di ciascuno, abbiamo visto che la depressione ha a che vedere con la perdita di qualcosa e il lutto ad essa connesso.
La depressione richiede che il lutto possa fare il suo corso e possa essere elaborato.
Nel mio modo di lavorare l'attenzione è posta sul dare voce a quello che la depressione sta tentando di dire. Riuscendo a dare parola al senso di perdita che sostanzia e contemporaneamente alimenta la depressione è possibile incidere in maniera significativa nella risoluzione della sofferenza.
Nessuna sofferenza però può essere superata se prima non viene attraversata.
Questa può rappresentare indubbiamente la parte più difficile del lavoro, ma necessaria.
La formazione e la competenza appresa con la pratica professionale mi consentono di ritagliare una terapia “su misura”, individuando quindi il passo più adatto a ciascun piede per attraversare la sofferenza: i passi saranno compiuti sempre insieme, insieme troveremo la direzione, sosterremo il peso della fatica, ma gamba e piede sono comunque i vostri e vostro il compito di muovere ogni passo. Mio invece il compito di accompagnarvi nel cammino, individuando di volta in volta il percorso più opportuno e il passo necessario da compiere.
Dr.ssa Debora Guerra
Psicologo Psicoterapeuta Rimini
Dr.ssa Debora Guerra
Psicologa e Psicoterapeuta Rimini
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